Il 27 luglio 2021, 14:54
In Italia sono state introdotte una serie di misure per far fronte alla crisi causata dall’epidemia. Tali misure si basavano su due assi principali: la tutela della salute dei lavoratori, le misure volte a promuovere le telecomunicazioni e, dall’altro, la salvaguardia del posto di lavoro, la prevenzione della cassa integrazione economica, individuale e collettiva, e l’attuazione di adeguate misure di sostegno alle imprese (CIGO, CIGS, CIGD) c.d.), non richiede una riduzione minima di funzione.
Tra le principali misure di gestione della crisi c’era, ovviamente, il divieto di cassa integrazione, che ha distinto l’Italia da altri Paesi, sia europei che extraeuropei, data la durata e la gravità dell’azione.
Infatti, il divieto di licenziamento economico, dovuto alla pena dello zero, a determinate condizioni impedisce e avvia pratiche di licenziamento individuale e licenziamenti collettivi per motivi economici, ma di conseguenza le attività in corso sono state sospese. Il divieto, in vigore dal 17 marzo 2020, sarà gradualmente eliminato fino alle 13:00.C’è Il governo ha fissato una scadenza a luglio 2021 per alcuni settori, come l’industria e l’edilizia, e al 31 ottobre 2021 per tutti gli altri.
Si tratta di una significativa limitazione dei poteri del datore di lavoro, che ha sollevato più di un dubbio sulla sua costituzione e durerà per almeno 493 giorni (ricordando che i sindacati italiani stanno facendo pressioni sul governo per estendere le misure oltre il 31 ottobre).
Sono state introdotte rare eccezioni a questa regola, in base alle quali si può rinunciare all’insolvenza per motivi economici o attraverso un contratto collettivo, che è simile alla nostra decisione di contratto collettivo.
Al fine di sostenere le aziende, soprattutto durante le epidemie, è stato incorporato nel Sistema di assistenza alla sicurezza sociale il divieto di licenziamento se la loro attività è risultata ridotta a zero. Questi meccanismi hanno permesso di sostenere le imprese riducendo il costo dei salari.
Un’altra importante misura volta a contrastare gli effetti dell’epidemia è l’uso massiccio del telelavoro, che il governo ha fortemente tutelato e incoraggiato senza essere costretto.
Come in altre parti del mondo, anche in Italia l’utilizzo del telelavoro sta esplodendo come mai prima d’ora. Tuttavia, l’evento ha avuto un impatto particolarmente significativo in Italia, con il numero di telelavoratori nel Paese che non ha raggiunto il 5% dei lavoratori prima dell’epidemia, mentre è aumentato durante le epidemie. Raggiunto circa il 72% (dati del Rapporto Azolombarda n 21 4 del 2021).
Epidemia e fino al 31 dicembre 2021, e in generale diffamazione delle norme applicabili, un datore di lavoro può imporre il lavoro a distanza con i suoi dipendenti senza completare una corsa particolare.
Infine, nell’ottica di contrastare la perdita di posti di lavoro, sono state introdotte norme speciali in materia di contratti a tempo determinato. In Italia, la normativa standard prevede che i contratti possano essere completati solo per dodici mesi. Inoltre, i contratti a tempo determinato possono essere prorogati o rinnovati per un massimo di 4 volte. Durante le epidemie e fino al 31 dicembre 2021, i contratti a tempo determinato dovrebbero essere prorogati o rinnovati incondizionatamente.
Rilasciato da Carolyn Froger Mycon e Alain Herman, Avvocati legali, Servizi alle imprese Dipartimento della Comunità, CMS Francia,Lettera di Gian Marco, Avvocato, CMS Italia
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