Alcune località con alcuni impianti di risalita come Cervinia e Cardina de Ampesso erano già aperte lo scorso fine settimana, ma questa stagione in realtà è iniziata sabato 4 dicembre su tutta la catena alpina.
Il mondo della montagna spera di distruggere il sogno di due stagioni appesantite da ostacoli e restrizioni al movimento da una regione all’altra.
“Sarà l’anno della ripresa dello sci nell’inverno 2021 e nella stagione 2019/2020, quando il 25% del settore sarà senza lavoro, soprattutto dopo essere stato costretto alla chiusura a causa di un’epidemia penalizzata.“, sottolinea in una nota Valeria Cessie, presidente dell’Associazione nazionale gestori di funivie.
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A Bormeo, in Lombardia (nord), gli appassionati di sport invernali erano già su diverse piste questo lungo weekend, fino a mercoledì, giorno festivo italiano. Per accedere agli impianti di risalita è obbligatorio il pass sanitario e dalle piste è richiesta la mascherina.
“L’introduzione di restrizioni è un buon risultato. Lo sci è uno sport all’aperto, hanno detto i funzionari [les deux saisons passées] Avendo gestito l’epidemia in modo diverso, i professionisti dell’alpinismo avrebbero potuto evitare tutti questi problemiHa spiegato ad AFP, con gli sci ai piedi, Mery Pozzoli, 45 anni, comasca.
Il 50enne dirigente milanese Pietro MaranzanaEmozione“Metti su il cielo:”Ho le farfalle nello stomaco, lo adoro“.
Fabio Giogomelli, responsabile attrezzature di Formio, si è detto:Spero di poter lavorare fino alla fine dell’inverno“.”Faremo tutto il possibile per garantire il rispetto delle regole“Ed evitare la comparsa di infezioni”, ha sottolineato.
Il governo italiano finanzia l’industria dello sci e mantiene in tutto o in parte gli stipendi dei lavoratori stagionali ea tempo indeterminato. Ma i controlli erano scaduti da tempo.
“Dovrebbero arrivare presto, ma non è arrivato niente per un anno e nove mesiNicolas Sartorelli, 41 anni, maestro di sci a Formio, si è lamentato.
Le stazioni non sono certo fuori pericolo: se una nuova ondata soffia nel Paese, le zone più colpite possono essere ridefinite e gli spostamenti da una regione all’altra sono vietati a meno che non ci sia un motivo impellente.
Attualmente, l’Italia, dove l’epidemia ha già ucciso più di 134.000 persone, registra meno di 10.000 nuovi casi al giorno, da tre a quattro volte meno della Francia.
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