NEW YORK (Reuters) – Il dipinto di Pablo Picasso “Donna all’orologio” del 1932 è stato venduto per oltre 139 milioni di dollari mercoledì a un’asta di Sotheby’s a New York, rendendolo l’opera d’arte di maggior valore venduta all’asta a livello globale quest’anno.
Quest’opera è il momento clou della stagione autunnale delle aste d’arte di New York City, considerata da molti un punto di riferimento per il mercato dell’arte. È stato messo all’asta come parte di una vendita stimata di 400 milioni di dollari dalla collezione della defunta filantropa Emily Fisher Landau.
Quel prezzo a nove cifre lo ha reso il secondo dipinto di Picasso più costoso mai venduto all’asta, dopo “Les femmes d’Alger (versione ‘O’)”, venduto per 179,3 milioni di dollari, incluso il premio dell’acquirente, da Christie’s nel 2015. .
“Femme à la montre”, che traduce dal francese in “Donna con l’orologio”, è un ritratto dell’amante dell’artista Marie-Thérèse Walter seduta su una sedia a forma di trono su uno sfondo blu. L’orologio da polso del titolare è un motivo che appare anche nelle opere d’arte che Picasso ha realizzato per sua moglie, la ballerina russo-ucraina Olga Khokhlova.
Walter aveva 17 anni quando incontrò Picasso, 45 anni, a Parigi, e in seguito i due iniziarono una relazione segreta mentre lui era ancora sposato con Khokhlova. Walter divenne il soggetto di una serie di opere d’arte, tra cui il dipinto del 1932 “Femme nue Couchée”, venduto per 67,5 milioni di dollari ad un’asta del 2022.
Picasso dipinse “Femme à la montre” in un anno cruciale della sua carriera. All’età di 50 anni, aveva già raggiunto una fama diffusa nel 1932, ma portò avanti le sue ambizioni per mettere a tacere i critici che si chiedevano “se fosse un artista del passato o del futuro”, secondo la Tate Modern.
Fisher-Landau acquistò il dipinto dalla Pace Gallery di New York nel 1968 e lo tenne sopra la mensola nel suo appartamento di Manhattan, secondo la casa d’aste Sotheby’s.
Un acquirente anonimo ha battuto altri due offerenti per acquisire il dipinto.
Lo riferisce Ben Kellerman. A cura di Rod Nickel
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